E’ finita la crescita: ma chi l’ha vista?
Dal 2013 al 2019 l’economia mondiale ha visto un’espansione che ha coinvolto più o meno tutti gli Stati.
Qualcuno in Italia se ne è accorto?
Sinceramente no, perché una crescita del 4% in 7 anni, come avvenuto in Italia significa una media annua dello 0,6%, una dose di crescita omeopatica, impercepibile.
Invece se ne sono accorti persino in Grecia con una crescita doppia dell’Italia, in Portogallo e Finlandia con più del doppio, in Spagna e Giappone con più di due volte e mezza, per non parlare degli Stati Uniti con + 22%, della Svezia + 27%, della Germania +16,6%, della Francia +11,3% … .
L’Italia ansima come un pesce in agonia in cerca di quell’ossigeno che solo una ripresa economica potrebbe offrire, ma tutti i Governi che si sono succeduti hanno sempre optato per obiettivi diversi da quello della crescita economica anteponendo assistenzialismo e interventismo di stampo comunista (Monte dei Paschi, l’ILVA, ALITALIA … ) da finanziare con la repressione dell’evasione fiscale che per l’economia reale è l’equivalente di un farmaco salva vita.
Quindi con l’aumento dell’imposizione fiscale, quando da sempre si sa che troppe tasse fanno fuggire i capitali, uccidono l’economia e aprono le porte alla povertà e succede anche quando l’immediato futuro economico si presenta come la fine di un ciclo espansivo e l’inizio di un nuovo ciclo recessivo, di una crisi economica mondiale.
Se l’obiettivo dei vari governi italici, succedutisi in questo periodo di mancata crescita, era quello di preparare i cittadini alla sopravvivenza in caso di crisi, forse lo hanno centrato perché i cittadini si sono abituati ad una crisi senza fine.
Resta solo da chiedersi come un’economia così tanto indebolita possa sopravvivere a una pesante crisi globale.
Daniele Quaglia
liberamente tratto da