L’impresa femminile
Come si rapportano le imprese gestite da donne, generalmente più sensibili ai problemi sociali e ambientali rispetto a quelle guidate da uomini, alla crisi provocata dall’emergenza più politica che sanitaria in questo periodo marchiato covid19.
L’analisi è sviluppata nel Rapporto nazionale Impresa di Unioncamere.
Le imprese femminili nel terzo trimestre 2020 risultano essere 1.300.000, vale a dire il 22% del totale assoluto di imprese, di cui:
890.000 operano nel settore dei Servizi;
151.000 nell’industria;
208.000 nel primario;
51.000 in settori minori.
1.293.000 sono micro imprese con meno di 10 addetti, 39.000 sono piccole imprese con un numero di addetti da 10 a 49 mentre sono poco più di 3.000 le grandi imprese con più di 50 addetti guidate da donne.
Il confronto aprile/settembre 2019 e aprile/settembre 2020 mette in evidenza un pesante calo di iscrizioni di imprese “rosa”: -51% settore vetro-ceramica; -42,8% alloggio e ristorazione; -42,6% nel tessile-abbigliamento-calzature; -39,7% nella cultura e intrattenimento. Unico settore in crescita con un +34,7% quello dei media e comunicazione.
Le imprenditrici lamentano difficoltà di accesso al credito e di approvvigionamento delle forniture più dei colleghi maschi e si sono dimostrate molto più pessimiste di questi sulle possibilità di un ritorno a livelli pre covid, a breve: solo il 29% di queste dichiara che ciò sia possibile entro il 2021 ed il rimanente indica la ripresa per il 2022 e oltre.
Si direbbe che non siamo messi troppo bene!
Daniele Quaglia